lunedì 21 settembre 2009

Le maioliche Ceart: l'unicità dell'imperfezione

Salvatore Messina qualche anno fa ha scelto di aprire il suo laboratorio di ceramica (Ceart) in una stradina un po’ defilata del borgo medievale di Erice. Per prima cosa c’è l’amore per la materia, per la terra lavorata con le mani, per i pigmenti di colore che aprono vie impreviste ai giochi cromatici dopo la cottura. Spesso la creta è quella impura usata nelle prime ceramiche preistoriche che Salvatore ha ritrovato attraverso i suoi studi di archeologia navale. L’osservazione del vasellame più antico gli ha confermato il suo amore per l’imperfetto. Ha ripreso l’antichissima tecnica di lavorazione della creta senza il tornio, ottenendo forme meno precise, ma più amate per le loro curve inquiete. A ciò è arrivato passando anche attraverso lo studio del design. Il contatto con l’oggetto perfetto nella forma e la sua potenzialità seriale, lo hanno portato per contrasto, a valorizzare nelle sue maioliche l’unicità di ciò che è irregolare, impreciso, irripetibile. Nel suo lavoro lascia sempre un ampio margine di sperimentazione in cui, nonostante la conoscenza della tecnica, c’è lo spazio prezioso del fortuito, del casuale, dell’inatteso. L’effetto imprevedibile può far risplendere gli smalti di luminescenze e di sfumature tanto più preziose perché inaspettate, mentre i piccoli fallimenti consolidano l’esperienza nel trattare la materia. Nell’azzurro, nel verde, nel bianco, nel giallo passano le suggestioni della sua Sicilia e di Erice in particolare. Grandi cupole, pesci panciuti, acquasantiere, candelabri… le forme sono esagerate, traboccanti di virgole di creta, straripanti di decori e di smalti. E’ immediato il richiamo al Barocco, ma l’intenzione dichiarata è invece quella di recuperare le deformità del Romanico, delle figure fantastiche e mostruose a guardia delle cattedrali. E così i pesci smaltati di verde, gonfi e larghi, si trasformano in paurosi draghi medievali… Le piccole acquasantiere richiamano le atmosfere intime delle chiese di Erice, i fonti battesimali di marmo, ma per Salvatore, oltre che forme di un’antica tradizione, sono richiami alla sua fede e hanno per lui un alto valore simbolico. Così anche le icone dipinte nella sua bottega, che riprendono la tradizione greco-ortodossa della sua famiglia materna, di origine croata. E poi le grandi cupole di maiolica e i campanili spiati ogni giorno sullo sfondo azzurro del cielo o tra le veloci nebbie di Erice e le splendide collane di ceramica che richiamano i millenari monili di epoca fenicia ritrovati nella vicina isola di Mozia... Ognuno di questi oggetti d’arte vive di innumerevoli scaglie, volute, torciglioni, squame, tra cromatismi forti e nello stesso tempo indefiniti che a tratti scivolano lasciando trasparire la nudità dura della creta, la materia primigenia, i pigmenti e la terra che sono trasformati in altro dalla sapienza delle mani, dall’amore per la sperimentazione e dall’irripetibilità del caso.
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6 commenti:

  1. resta immutato e incontestabile il fatto che tu sei una bellissima e interessante donna trapanese. fortunato l'uomo che ti ha portato via.

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  2. Caro Salvatore,
    grazie per averci così amorevolmente illustrato le tue meravigliose creature... ho ancora nel cuore il bellissimo pesce di scaglie turchesi ... (chissà se la sua compagna ne sentirà la mancanza).
    Questa estate sono stata molto fortunata: ho incontrato due artisti, uno ad Erice ed uno a Naxos che mi hanno fatta sentire "viaggiatrice", e non "turista".
    Grazie,
    M.Laura

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  3. Due volti di Sicilia

    una donna dai tratti di un tempo che fu
    un uomo di nobile aspetto ferino

    da Erice ed ora di fronte a me
    guardano fissi verso la loro terra
    antica, solare, altera,

    forme antiche rinate
    dalle mani che le ha forgiate,
    di Sicilia anche nel nome.

    Grazie.

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  4. non lo pensavo, che una persona cosi' calma, vedendolo girare per le vie di erice solo soletto senza una dama affianco, dando l'idea di uno che di lavoro ne vuole poco..., potesse realizzare delle bellezze antiche e emozinanti allo stesso tempo..bravo salvatore...come del resto anche tutta la famiglia......

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  5. Salvatore Messina è anche il nome di mio nonno, eclettico artista, impareggiabile nella sua autenticità. Messina è anche il cognome di mia madre, tassello di quel mosaico di famiglia di artistti, arteria all'interno della quale scorre un sangue comune. Messina è anche il cognome di uno zio tanto amato,radice di quell'albero da cui io, piccola foglia di un ramo, traggo ancora oggi la mia linfa vitale.

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  6. salvatore messina è un gran cazzone!!

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